Biometano, opportunità Green per l’ambiente e per la crescita del Paese
Crescono in Italia gli impianti in grado di produrre Biometano da FORSU, la cosiddetta “Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano” che non è altro che il materiale raccolto dalla raccolta differenziata dell’organico, altrimenti detto umido, come i residui di cibo o le preparazioni alimentari e frazioni assimilabili, come carta per alimenti sporca di residui alimentari. Presentandosi come un’importante risorsa rinnovabile e naturale questo biocarburante avanzato entra così nel grande campo dell’economia circolare attraverso un ciclo virtuoso grazie al quale i rifiuti organici differenziati nelle case torneranno al servizio della comunità sotto forma di gas che, una volta immesso in rete, potrà alimentare anche il trasporto a metano pubblico e privato, aiutando quindi un settore sempre più esposto al tema delle emissioni di anidride carbonica.
Abbattere l’uso dei combustibili fossili per alleviare la dipendenza dell’economia da petrolio e gas, ma soprattutto per tagliare le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, è una delle direzioni che alcune aziende stanno portando oggi avanti in Italia. Gli impianti di digestione anaerobica presenti in Italia trattano oggi circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti organici e sono localizzati quasi esclusivamente nel nord Italia, ma il settore è in fermento e le cose stanno cambiando. Entrato in funzione a giugno 2017 il primo impianto deputato alla produzione di biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e all’immissione di biometano nella rete di trasporto nazionale è stato quello di Bergamo, un moderno impianto oggi in grado di produrre circa 32 milioni di standard metri cubi, cioè l’equivalente quantitativo di carburante necessario ad automobili a metano per percorrere circa 640 milioni di chilometri. Nelle scorse settimane è stato inaugurato, poi, il primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia connesso alla rete nazionale del gas naturale per gli usi industriali, residenziali e per l’autotrazione. L’impianto di Rende in Calabria è in grado di trasformare 40.000 tonnellate annue di rifiuti organici da raccolta differenziata in 4,5 milioni di metri cubi di biometano annui. Il primo distributore di biometano italiano si trova invece a Vittorio Veneto, utilizzato per alimentare l’intera flotta della società locale di raccolta dei rifiuti urbani ed in grado di coprire oltre l’80% dei km percorsi per la raccolta dell’organico stesso, ovvero circa 1,1 milioni di km all’anno, con un risparmio in termini di semplice acquisto di carburante di oltre 300.000 euro.
All’indomani dell’emanazione del Decreto interministeriale 2 marzo 2018, recante la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti, si è aperta così una nuova opportunità per gli operatori del settore per valorizzare la frazione organica da rifiuti solidi urbani: viene, infatti, incentivato l’utilizzo della componente umida proveniente dai cicli urbani per la produzione di biometano e altri biocarburanti avanzati nel settore dei trasporti, a opera del Gestore dei Servizi Energetici, in linea con quanto previsto dalle Direttive UE sulla promozione dell’energia da fonte rinnovabile. Il decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti in vigore da quest’anno ha messo, infatti, in bilancio 4,7 miliardi di euro fino al 2022 per i nuovi impianti per la produzione di biometano e biocarburanti da rifiuti. L’approvazione del decreto e le conseguenti agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale hanno così attirato l’attenzione su questo tema. Nella conferenza nazionale di Legambiente, svoltasi l’11 Ottobre a Bologna, si[1] è parlato, ad esempio, proprio di questo facendo il punto sulla situazione attuale e sulle possibilità che si possono attendere dal futuro. In Italia oggi il gas[2] [3] naturale ricopre un ruolo rilevante con il 34,6% di contributo al consumo interno lordo: 70.914 milioni di metri cubi distribuiti principalmente tra il settore residenziale (con il 40,7% dei consumi), industriale (20,4%) e quello dei trasporti (1,5%). La sola produzione di biometano da utilizzare nel settore agricolo potrebbe, però, coprire il 12% dei consumi attuali di gas in Italia. Motivo già per cui questo carburante nato dagli scarti potrebbe diventare il migliore combustibile a disposizione oggi di un Paese che vuole crescere e risparmiare milioni di euro sull’importazione energetica. Non è da sottovalutare, inoltre, l’importante funzione del biometano di evitare l’immissione di gas serra di almeno il 75% rispetto a quelle dei combustibili fossili, caratteristica che permette così di dare un contributo fondamentale all'obiettivo di contenimento del surriscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi centigradi fissato dal Paris Agreement. L’intero processo, oltre alla produzione di energia verde, permette anche di avere come risultato finale il “digestato”, ossia un concentrato naturale di carbonio e nutrienti che, se stoccato nel suolo, può andare a sostituire i fertilizzanti chimici ed in questo modo ridare fertilità anche a quei suoli impoveriti dall'agricoltura intensiva [4] favorendo al contempo un profondo cambiamento dell’agricoltura verso una rivoluzione agroecologica e lo sviluppo di un’agricoltura “carbon negative”.
A fronte di tutto questo gli impianti di digestione anaerobica presenti in Italia sono, ad oggi, localizzati quasi esclusivamente nel nord Italia. Necessario sarebbe ora incrementare l’impiantistica anche delle regioni del centro sud, dove la frazione organica dei rifiuti arriva a costituire anche il 30-40% dei rifiuti urbani prodotti. Senza dimenticare che il biocombustibile prodotto è una grande opportunità economica per i territori, anche a proposito della creazione di nuovi posti lavorativi. Le prospettive del settore sono, infatti, di crescita, con un ritmo di 5/7 % l’anno. La crescita riguarda innanzitutto la quantità di raccolta differenziata, che rende necessaria la costruzione di nuovi impianti, che a loro volta fanno aumentare l’occupazione del settore. Considerando, poi, un aumento della raccolta differenziata dei rifiuti organici di due milioni di tonnellate da qui al 2025 è previsto anche un aumento dei posti di lavoro di circa 2/3 mila unità, comprendendo tutto l’indotto.
La rivoluzione in corso del “biowaste” è un fenomeno che promette, quindi, di coinvolgere tutto il Paese, da Nord a Sud, grazie anche all’approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare. Un cambio di rotta necessario al fine di valorizzare a pieno il rifiuto organico in Italia e di accelerare il percorso verso modelli di consumo più sostenibili. Al contempo e’ essenziale però che il tema caldissimo dell’end-of-waste venga finalmente implementato da tutti gli attori coinvolti affinché questa rivoluzione possa realmente diventare realtà nella sua totalità. In attesa di autorizzazioni ministeriali intanto è notizia che la Provincia di Milano, proprio in questi giorni, stia sbloccando tale situazione autorizzando gli impianti di produzione di metano dagli scarti. La motivazione data dalla Provincia è semplice: “il metano è già regolato da decenni di norme dettagliatissime, e quello estratto dalla fermentazione dei rifiuti non è diverso dal metano estratto dalla fermentazione avvenuta nelle profondità dei giacimenti. Il metano è un prodotto, non un rifiuto.”