Sostenibilità ed innovazione, le Smart City del futuro come moderne Città-Stato
Secondo le più recenti previsioni entro il 2050 almeno il 66% della popolazione mondiale abiterà in grandi metropoli, affinché ciò avvenga è necessario però che le attuali città cambino pelle e si aprano all’innovazione attraverso infrastrutture, tecnologie e servizi di nuova generazione che sappiano essere al tempo stesso sostenibili a livello ambientale e smart in un’ottica legata all’economia circolare. Almeno nel nostro paese, salvo rare eccezioni, però, il settore delle smart cities ha subito da tempo una sorta di decisa battuta d’arresto e poco o niente ha fatto seguito al bando di quattro anni fa del Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca, “Smart Cities and Communities and Social Innovation”. Tra le eccezioni sopra citate è doveroso citare Matera che, diventata Capitale Europea della cultura in questo 2019, si appresta non solo ad abbracciare turismo e cultura, ma anche tecnologia, si parla infatti di un Hub per la ricerca e l’innovazione dedicato alle aziende innovative ed alla ricerca. Un centro che si prefigura di ospitare startup legate agli ambiti delle industrie culturali e creative strettamente connesse con tecnologie digitali, della produzione cinematografica digitale, delle telecomunicazioni, dell’ICT, dell’agricoltura di precisione, della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, delle tecnologie per l’efficienza energetica e per il monitoraggio ambientale, delle smart cities, di ogni altra attività che abbia attinenza diretta con la ricerca di base, la ricerca industriale e l’innovazione tecnologica. Una ventata innovativa che si coniuga, inoltre, con la sperimentazione della rete 5G rendendo l’area ancora più attraente per quelle società che proprio dell’innovazione fanno il loro punto di forza.
A livello mondiale, invece, secondo un recente studio di “Markets and Markets”, il mercato delle soluzioni tecnologiche e dei servizi per i trasporti, l’edilizia di nuova generazione, dell’energia e dei servizi ai cittadini nella smart city è arrivato a valere nel 2018 più di 308 miliardi di dollari. Un trend che, dicono, anche per i prossimi anni continuerà ad essere positivo, con un tasso composto annuo di crescita superiore al 18%, per un mercato smart city globale del valore di 717 miliardi di dollari entro il 2023. Nel report si integrano ovviamente anche tutte quelle tecnologie che troveranno ampio utilizzo nelle città del futuro come ad esempio quelle relative alle reti 5G, all’Internet delle cose, all’Intelligenza artificiale, alla smart mobility, all’efficienza energetica, all’economia circolare (recupero, riciclo, riuso) e alle soluzioni per la decarbonizzazione dell’economia (low carbon economy). Oggi la circolazione mondiale di dati, merci, persone e risorse finanziarie attraversa e connette ogni latitudine, ma soprattutto trova nelle grandi città dei nodi di scambio, facendo di queste delle nuove entità geopolitiche, delle nuove Città Stato, tanto è vero che, tra i primi sei paesi con il più alto reddito pro capite al mondo, cinque sono delle vere e proprie Città Stato. Nei prossimi 30 anni sembra poi che più di 2,4 miliardi di persone si trasferiranno in queste città e per accoglierle sarà necessario ingrandire e adeguare le aree urbane o costruirne di nuove con un utilizzo di risorse naturali che potrebbe aumentare del 125% a 90 miliardi di tonnellate (dai 40 miliardi di tonnellate del 2010).
Nell’ambito del Programma per l’Ambiente (UNEP) istituito dall’ONU è stato pubblicato lo scorso anno uno studio dal titolo: “Il peso delle città: i requisiti delle risorse della futura urbanizzazione” nel quale si prevede che nel 2050 la popolazione globale che vivrà nelle città dovrebbe essere il 66% del totale (dal 54% del 2015). Già oggi le città del Pianeta emettono il 70% delle emissioni di diossido di carbonio (CO2) complessive, percentuale che aumenta ancora se si includono anche le emissioni necessarie a garantire questo insieme di consumi (come ha spiegato Michael Doust, autore del rapporto “Consumption-based GHG emissions of C40 cities”). Questo porterà a dover stabilire nuove strategie per accogliere questi grandi flussi in maniera tale da evitare choc estremi sia per la natura sia per l’uomo. In un articolo su “Foreign Affairs”, Michael Bloomberg ha parlato di questo inizio del nuovo millennio come di un “Secolo delle Città”. Già in un Report pubblicato da McKinsey, nel 2012, si affermava che il 65% della crescita economica globale sarebbe arrivata dalle città e che tra queste se ne potevano individuare 440 “emergenti”, che da sole avrebbero rappresentato la metà della crescita economica globale dei prossimi anni. È nelle città, infatti, che si sviluppano le tecnologie e si produce ricchezza, ed è sempre nelle città che le menti più specializzate del pianeta vivono gomito a gomito e possono comunicare tra loro.
Le indicazioni fin oggi raccolte su come innovare le nostre abitazioni, i trasporti e la mobilità, i servizi pubblici al cittadino, su come favorire efficienza energetica, sicurezza delle infrastrutture, riforestazione urbana, gestione smart dei rifiuti ed economia circolare, la nascita delle smart communities e il miglioramento della qualità dell’aria, rimangono assolutamente valide, se non strategiche. In un futuro , quindi, che sarà sempre più legato alla crescita delle città servono piani concreti e partecipati, che guardino proprio ai paradigmi smart city e alle piattaforme smart communities, nel rispetto delle indicazioni della COP21 di Parigi (e dell’Agenda 2030) per evitare che città e abitanti rimangano schiacciati dai cambiamenti climatici e che la crescita di quelle che qualcuno chiama già Città-Stato avvenga in maniera disordinata e senza controllo, con un aumento indiscriminato delle emissioni di gas serra e un consumo di suolo eccessivo che, già oggi ma specialmente domani, non possiamo e non potremo più permetterci.