1848 Prof. Giovanni Bozzetti Articoli
20 agosto, 2018

G7 2018: l’emergenza ambientale al centro del summit canadese

L'emergenza ambientale e la necessità di un'inversione di rotta, all’ultimo vertice dei leader politici delle sette nazioni con la ricchezza netta più importante al mondo, si è parlato anche di questo. Il dibattito sull'emergenza ambientale sta infatti, fortunatamente, confermandosi come centrale in tutti i summit internazionali, come ad esempio lo è stato nell'ultimo G7 tenutosi in Canada gli scorsi 8 e 9 giugno, (e come era stato preannunciato da una sezione apposita del summit dal titolo “Working together on climate change, oceans and clean energy”). Sul tavolo, quindi, la discussione per un futuro più sostenibile e sulle soluzioni da mettere in campo , ma anche la lotta ai cambiamenti climatici e le strategie per mari liberi dalla plastica ed energia più pulita. I cambiamenti climatici, infatti, non sono più una minaccia lontana ma sono reali e presenti: con siccità ed inondazioni che si verificano con maggiore frequenza e con effetti sempre più devastanti, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli oceani e inquinamento dilagante soprattutto a causa della plastica, pesca eccessiva e distruzione della biodiversità marina.

“Il Canada, la Francia, la Germania, l’Italia, il Giappone, il Regno Unito e l’Unione Europea intendono riaffermare il proprio convinto impegno a implementare l’Accordo di Parigi, attraverso ambiziose azioni salva-clima. In particolare, riducendo le emissioni, stimolando l’innovazione, accrescendo la capacità di adattamento, rafforzando e finanziando la resilienza e riducendo la vulnerabilità”. Questa è solo una delle parti di un documento che riafferma, inoltre, l’impegno per ridurre l’inquinamento atmosferico e idrico e le emissioni di gas serra, con l’obiettivo di “un’economia globale a emissioni zero nel corso della seconda metà del secolo”. Gli effetti dell'inquinamento impongono sempre di più ai governi di ricercare alternative sostenibili ai nostri sistemi di produzione, distribuzione, consumo e scarto di materiali, individuando nei meccanismi di economia circolare una via tangibile a questa inversione di rotta. I firmatari della nota conclusiva del G7 si sono impegnati, inoltre, ad “assicurare una giusta transizione, includendo crescenti sforzi per mobilitare molteplici fonti a livello finanziario. Abbiamo discusso il ruolo chiave della transizione energetica attraverso lo sviluppo di un mercato basato sulle tecnologie rinnovabili, del carbon pricing e della collaborazione tecnologica nell’ottica di una crescita economica che protegga al contempo l’ambiente nell’ambito di sistemi energetici sostenibili, resilienti e low-carbon”.

Dal G7, inoltre, a ridosso della Giornata mondiale degli oceani, è emerso anche l’impegno comune a garantire un uso sostenibile delle risorse marine per aumentare la protezione della biodiversità a livello mondiale. Riconoscendo così il ruolo delle materie plastiche nella nostra economia e nella vita quotidiana, ma considerando che l’attuale approccio alla produzione, uso, gestione e smaltimento delle materie plastiche rappresenta una minaccia significativa per l’ambiente marino, i leader di Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Unione Europea hanno approvato la “G7 Ocean Plastic Charter”. Con la plastica indicata come una minaccia significativa per i nostri oceani, il documento si prefigura così come “un passo positivo per l’ambiente e per le aziende che beneficeranno della riduzione dei costi associati all’uso della plastica” (il Canada, ad esempio, promette di investire 100 milioni di dollari per liberare gli oceani dai rifiuti marini e dall’inquinamento di plastica).

Ecosostenibilità, tutela dell'ambiente, trattamento e riciclo dei materiali, impatto 0, sono tutti temi portanti di questo nuovo Sistema, che si rendono impellenti e non più procrastinabili a giudicare i segnali inviati dal nostro ambiente naturale. Se è pur vero che, spesso, ad annunci eclatanti non è seguita, poi, una effettiva realizzazione degli intenti dimostrati duranti i vari summit, ora non c’è più tempo da perdere: i governi dovrebbero dimostrare di fare sul serio, sia attuando l’accordo di Parigi con l'obiettivo di ridurre le emissioni per raggiungere l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale, sia sostenendo un’economia de-carbonizzata. Il 2018 diventa così un anno cruciale per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 ° C rispetto ai livelli pre-industriali. Per far sì che ciò accada si dovrà però sostenere il completamento del Programma di lavoro di Parigi al COP24, accogliere il “Dialogo di Talanoa” (quindi lo strumento di condivisione e inclusione per rafforzare le politiche climatiche dei vari paesi prima del 2020), ed impegnarsi ad accelerare la trasformazione del settore energetico. Far parte di un ambiente e rispettarlo, ottimizzando la gestione degli scarti in materiali e fonti energetiche e investendo in ricerca e innovazione è fondamentale affinché le imprese con le loro strutture siano sempre più inserite nel contesto ambientale che le ospita. Queste dovranno essere riformulate con una logica ecosostenibile, mediante l'utilizzo di materiali e tecnologie in grado di renderle tendenzialmente a impatto zero. La crescita, infatti, non può avvenire senza un’azione comune contro il riscaldamento globale: l’economista Nicholas Stern, convinto che “un futuro a basse emissioni di CO2 sia l’unica scelta possibile”, ha dimostrato che i danni causati dai cambiamenti climatici sono più costosi degli investimenti necessari a contrastarli. In altre parole, prevenire sarebbe meglio che curare.

Giovanni Bozzetti