2533 Prof. Giovanni Bozzetti Articoli
30 luglio, 2018

Il business dell’Eco-mafia, numeri da record nel rapporto di Legambiente 2018

Mai nella storia del nostro Paese sono stati effettuati tanti arresti per crimini contro l'ambiente come nel 2017, mai tante inchieste sui traffici illeciti di rifiuti. Sono questi i dati del Rapporto Eco-mafia 2018 presentato a Montecitorio da Legambiente pochi giorni fa, risultato dell’azione sia delle forze dell’ordine e sia delle autorità di controllo, che oggi si svolgono in un rinnovato e più efficace quadro normativo e con una rinnovata attività di controllo che vede per la prima volta fare sistema il lavoro dell’Ispra e quello della rete nazionale delle Arpa. Dal rapporto si scopre così che, anno dopo anno, i numeri dei reati contro l’ambiente sono cresciuti a dismisura, così come il fatturato dell’eco-mafia, che nel 2017 è cresciuto del 9,4%, raggiungendo quota 14,1 miliardi. Il 44% degli illeciti è stato contestato in una delle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso: prima la Campania (4.382 illeciti, il 14,6% del totale nazionale), seguita da Sicilia (3.178), Puglia (3.119), Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684). Ad aumentare però fortunatamente sono anche gli arresti, con un +139,5% di ordinanze di custodia cautelare rispetto al 2017. Dal Rapporto spiccano infatti le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispetto al 2016). Di questi 158 sono per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, previsti dalla legge sui eco-reati, con ben 614 procedimenti penali avviati, contro i 265 dell’anno precedente. Un risultato importante sul fronte repressivo frutto di una più ampia applicazione della legge 68. A ciò si aggiungono 76 inchieste per traffico organizzato (più del doppio rispetto alle 32 del 2016), 177 arresti, 992 trafficanti denunciati e 4,4 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati (più di otto volte rispetto alle 556mila tonnellate del 2016). Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti ci sono i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), i materiali plastici, gli scarti metallici (ferrosi e non), carta e cartone. Più che allo smaltimento vero e proprio è alle finte operazioni di trattamento e riciclo che in generale puntano i trafficanti, sia per ridurre i costi di gestione che per evadere il fisco: l’obiettivo di base, infatti, è sempre ridurre al minimo le spese e massimizzare i guadagni, fingendo operazioni di trattamento mai fatte, simulando uno smaltimento legale mai avvenuto, o cambiando sulla carta la tipologia di rifiuti gestita con un semplice giro bolla.

Il 2017 si configura così come l’anno del rilancio delle inchieste contro i trafficanti di rifiuti e nel settore si concentra proprio la percentuale più alta di illeciti: il 24%. Se a ciò si aggiunge la recrudescenza di incendi divampati negli impianti di gestione e trattamento di tutta Italia, appare evidente come il settore dei rifiuti sia sempre di più il cuore pulsante delle strategie eco-criminali. Il Rapporto sottolinea più volte che, per quanto i reati ambientali siano commessi anche da faccendieri e imprese varie, le organizzazioni di stampo mafioso abbiano ancora un ruolo cruciale. Nello spiegare l'aumento dei reati ambientali ci si sofferma così soprattutto sul fenomeno della corruzione che “rimane, purtroppo, il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini” e “nello sfruttamento illegale delle risorse ambientali riesce a dare il peggio di sé. Lo smaltimento dei rifiuti risulta, infatti, un settore di grande valore economico gestito da funzionari pubblici e singoli amministratori che hanno un ampio margine di discrezionalità. Così può capitare, a volte, che, coloro i quali “dovrebbero in teoria garantire il rispetto delle regole e la supremazia dell’interesse collettivo su quelli privati”, creino invece un terreno fertile per le pratiche corruttive. I numeri di questa nuova edizione del rapporto Eco-mafia dimostrano, inoltre, anche i grandi passi fatti sia delle Istituzioni che dalle forze dell’ordine, frutto anche della nuova normativa che ha introdotto gli eco-reati nel Codice penale. Complessivamente, cioè considerando sia la parte sui delitti previsti dal codice penale che quella sulle prescrizioni ex Parte VI bis del Codice dell'Ambiente, secondo i dati la legge 68 è stata applicata dalle forze dell'ordine 484 volte, portando alla denuncia di 31 persone giuridiche e 913 persone fisiche, arrestandone 25, chiudendo il cerchio con 106 sequestri per un valore complessivo di oltre 11,5 milioni di euro. Per dare risposte concrete ai problemi del Paese servono però anche altri interventi urgenti. La lotta agli eco criminali dovrà essere quindi, a mio avviso, una delle priorità inderogabili del nostro futuro: dal governo ad ogni istituzione pubblica, fino alle organizzazioni sociali, economiche e politiche, ognuno, responsabilmente, dovrà fare la sua parte. Il rapporto si conclude inoltre con una serie di proposte realizzate da Legambiente per contrastare gli eco-reati tra cui: la richiesta di una maggiore formazione per tutti gli operatori del settore (come magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68; la semplificazione dell’iter di abbattimento delle costruzioni abusive; l'approvazione del disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette; l’introduzione per la tutela dei prodotti alimentari di una nuova serie di reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.

L’immagine di un settore fondamentale come quello dei rifiuti viene così pregiudicata da qualche Impresa correlata ad ambienti della malavita, anche quando invece la maggior parte delle aziende che si occupano di riciclo operano in modo trasparente ed onesto. Perché, anche di fronte a chi delinque, non bisogna scordarsi che esistono oggi tante altre realtà, tante eccellenze italiane in questo settore, conosciute e riconosciute sia qui che all’estero, che, proprio grazie al proprio know-how ed all’impegno profuso nel loro lavoro, cercano ogni giorno di salvaguardare un settore vitale sia per il nostro intero ecosistema sia per tutte le generazioni future.

Le risorse ambientali, riprendendo le parole del Presidente della Repubblica, “richiedono cura e responsabilità da parte di ogni componente della società. Lo sfruttamento dei beni comuni, lo squilibrio, l'inquinamento, le azioni fraudolente, il dissesto sono veri e propri delitti compiuti contro le generazioni di domani e costituiscono una violenza che comprime i diritti della persona”. Condividendo questo pensiero, immagino un futuro, in cui grazie al supporto della legalità e soprattutto ad un grande impegno culturale - proprio perché molto si può e si deve fare su questo fronte sia per le generazioni presenti che quelle che verrano - un “domani eco-sostenibile” sia possibile ed alla nostra portata.“Laddove si attiva un circolo virtuoso di recupero - come ha affermato Mattarella in un messaggio durante la presentazione del Rapporto - là vengono avversate e sconfitte le mafie”.

Giovanni Bozzetti